Il presidente Donald J. Trump, nei recenti discorsi ufficiali in veste di 47° presidente degli Stati Uniti, ha proclamato l’alba di una nuova era: l’Età dell’Oro. Le sue parole, cariche di enfasi, hanno incoraggiato a realizzare anche l’impossibile. Trump ha ripetuto più volte questa chiamata alla grandezza, quasi elevando a missione la promessa di un’Età dell’Oro. Ma cosa intende realmente?
Nella storia dell’umanità l’espressione ‘Età dell’Oro’ ha sempre indicato un’epoca passata, in cui l’uomo viveva in armonia con il Divino e la Natura. Nelle grandi tradizioni mitologiche come quella greco-romana, l’Età dell’Oro è spesso il ricordo di un tempo ideale perduto, come quello del Dio greco Kronos. Nel mondo induista invece è associata al Satya Yuga, una fase di purezza e verità, che è uno dei quattro cicli cosmici che si ripetono a rotazione, e che esclude quindi un evento futuro inteso in senso lineare. Nella religione cristiana, può essere associata alla seconda venuta di Cristo ed è detta Parusìa, un evento escatologico che segna il ritorno glorioso di Cristo per instaurare il Regno di Dio. In questo caso però non si parla di un’epoca storica o di un’utopia terrena, ma di un atto divino definitivo che trascende nel soprannaturale e che segna la fine della storia umana. Lo stesso vale per l’islam: l’età dell’oro è spesso associata a un passato glorioso o a un periodo futuro che anticipa il giorno del Giudizio.
Quindi tra le varie tradizioni millenarie, chi considera l’Età dell’Oro come un mero evento futuro, terreno ed eterno è l’ebraismo. L’era messianica infatti è vista come un’Età dell’Oro: un tempo di pace, prosperità e giustizia. Un’epoca in cui il mondo intero riconosce un nuovo ordine spirituale e politico.
E quando un leader mondiale pronuncia espressioni così importanti come ‘Età dell’Oro’, allora il significato potrebbe essere molto più profondo e simbolico del previsto. Donald Trump è solito ricorrere a gesti rituali e simbolismo? Se si, allora le sue parole potrebbero non fermarsi alla semplice apparenza. Come esistono simbologie nella gestualità, ad esempio nella posizione delle mani, anche i termini utilizzati, come Età dell’Oro, possono celare simbologie ed altri livelli di significato.

Il rabbino Jonathan Sacks è stato un importante filosofo, teologo e leader religioso britannico. È stato Rabbino Capo delle Congregazioni Ebraiche Unite del Commonwealth dal 1991 al 2013. Nel suo libro “To heal a fractured world : the ethics of responsibility” uscito nel 2005 ha scritto a pagina 23:
Più di altre fedi la religione ebraica è scritta al futuro. L’antica Israele è stata l’unica civiltà a stabilire la sua età dell’oro in un tempo non ancora realizzato
Inoltre il rabbino nel suo sito ufficiale ha riportato la trascrizione di un suo discorso tenuto in una conferenza a Londra nel 1998. In un passaggio ha affermato che:
L’ebraismo è l’unica cultura la cui Età dell’Oro è l’età che non è ancora! Che aspettiamo ogni giorno. In un momento futuro. L’Età Messianica, di cui sappiamo solo che non è ancora accaduta, ma è lì all’orizzonte. Siamo sempre stati un popolo orientato al futuro.
Versione inglese
Il concetto è stato ripetuto in altre citazioni e discorsi, in cui il Rabbino Sacks ha sempre precisato espressamente che in tutta la Torah la Terra Promessa si trova nel futuro, sottolineando questa coincidenza fra Età dell’Oro futura ed età Messianica. Nella tradizione ebraica, l’età messianica è dunque un modo futuro (Olam Haba) in cui il Messia porterà pace e redenzione nel mondo. Secondo il pensiero rabbinico, il Messia riporterà Israele alla sua gloria, costruirà il Terzo Tempio e inaugurerà un’era di pace universale.

Anche il movimento chassidico Chabad Lubavitch ha spesso descritto l’era messianica come un’Età dell’Oro in cui regneranno pace e prosperità. Chabad è stato guidato in epoca contemporanea dalla figura carismatica di Rebbe Menachem Mendel Schneerson, che ha influenzato con i suoi insegnamenti milioni di persone. Noto come il Rebbe di Lubavitch, Menachem Mendel Schneerson nacque nel 1902 a Nikolaev, nell’Impero Russo (oggi Ucraina). Lasciò l’Europa prima della Seconda Guerra Mondiale, stabilendosi negli Stati Uniti nel 1941. Divenne il settimo leader del movimento Chabad Lubavitch nel 1951, guidandolo fino alla sua scomparsa nel 1994. Pur non avendo mai visitato Israele, esercitò un’enorme influenza sul mondo ebraico, enfatizzando fortemente il messianismo. Il Rebbe ha spesso parlato dell’imminenza dell’era messianica, descrivendola come un’epoca di perfezione e abbondanza paragonabile a un’età dell’oro e sottolineando la necessità di prepararsi per essa. La sua scomparsa nel 1994 ha lasciato nella disperazione i suoi seguaci, che aspettano il suo ritorno come Messia e per questa ragione non hanno designato un successore.
Ogni anno, a partire dal 1978, il compleanno del Rebbe è stato dichiarato giornata dell’Istruzione dal presidente degli Stati Uniti d’America.
Quindi Chabad-Lubavitch è un movimento religioso ebraico nato all’interno del Chassidismo, una corrente mistica dell’ebraismo ortodosso, sviluppatasi nel diciottesimo secolo tra gli ebrei Ashkenaziti dell’Europa orientale. I Lubavitch sono famosi per il loro impegno nel diffondere l’ebraismo in tutto il mondo e hanno una particolare attenzione al messianismo.
Gli Ashkenaziti sono una delle principali comunità ebraiche, discendenti delle comunità ebraiche medievali dell’Europa centrale e orientale. Il termine “Ashkenaz” era un’antica designazione ebraica per la Germania, e infatti gli ebrei ashkenaziti hanno avuto origine nelle regioni della Germania e della Francia settentrionale, per poi diffondersi nell’Europa orientale (Polonia, Lituania, Russia, Ungheria, ecc.) nei secoli successivi. E mentre tutti gli Chabad Lubavitch sono Ashkenaziti, non tutti gli Ashkenaziti seguono Chabad Lubavitch. E’ per questo che anche tutti i sette Rebbe di Lubavitch sono Ashkenaziti.
- Rabbi Shneur Zalman di Liadi (1745-1812) di origine ashkenazita, nato nella regione della Lituania/Polonia
- Rabbi DovBer Schneuri (1773-1827) figlio e successore di Rabbi Shneur Zalman, continuò a guidare il movimento Chabad in Europa orientale, mantenendo le tradizioni ashkenazite
- Rabbi Menachem Mendel Schneersohn (1789-1866), nipote di Rabbi Shneur Zalman e proveniva dalla stessa tradizione ashkenazita
- Rabbi Shmuel Schneersohn (1834-1882), figlio del Tzemach Tzedek, guidò il movimento durante un periodo di persecuzioni in Russia, mantenendo le radici ashkenazite
- Rabbi Shalom DovBer Schneersohn (1860-1920) continuò a preservare la tradizione ashkenazita
- Rabbi Yosef Yitzchak Schneersohn (1880-1950), l’ultimo Rebbe a vivere in Europa prima di trasferirsi negli Stati Uniti, portando con sé la tradizione ashkenazita
- Rabbi Menachem Mendel Schneerson (1902-1994), conosciuto come il Lubavitcher Rebbe o semplicemente “il Rebbe”, di origine ashkenazita, guidò il movimento Chabad-Lubavitch nella sua espansione globale
I Rebbe di Chabad-Lubavitch provenivano dunque da famiglie ashkenazite, con radici nell’Europa orientale. La loro cultura, la lingua yiddish e le pratiche religiose erano quelle tipiche della tradizione ashkenazita, ancora oggi parte integrante dell’identità di Chabad.

Il mondo ebraico deve al Rebbe una straordinaria predizione dalle tinte messianiche. Menachem Mendel Schneerson aveva predetto ad un giovane Benjamin Netanyahu che sarebbe stato l’ultimo leader di Israele e che avrebbe consegnato lo scettro nelle mani del Messia. Netanyahu aveva, secondo il Rebbe, una missione datagli da Dio: preparare Israele per l’”Età dell’Oro” dell’era messianica. I due uomini si erano incontrati mentre Netanyahu era ambasciatore d’Israele alle Nazioni Uniche e nel decennio successivo svilupparono una stretta relazione. Nel 1996, la previsione del Rebbe sembrò avverarsi e Netanyahu venne effettivamente eletto primo ministro. Nel 1998, dopo soli tre anni in carica, il suo governo cadde. Nel 2009 Netanyahu riuscì a tornare al comando una seconda volta. Trascorsi 12 anni, arrivò una nuova battuta d’arresto della profezia messicanica. Eppure in pochi mesi, Netanyahu riuscì a tornare grazie ad una coalizione di partiti sionisti ultra-ortodossi e religiosi, iniziando così il suo terzo mandato. La costruzione di insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania, e le proteste conseguenti, potevano far cadere nuovamente il governo ma i fatti del ‘7 ottobre’ l’hanno evitato. Già nel novembre 2024 il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, aveva suscitato notevoli polemiche con le sue dichiarazioni sull’espansione del paese. Smotrich aveva affermato che, con il presidente Trump nuovamente al potere, era giunto il momento per Israele di annettere letteralmente la Cisgiordania, da lui indicata con i termini biblici di Giudea e Samaria. Affermazioni considerate controverse e potenzialmente destabilizzanti per gli equilibri dell’area.
Il presidente Donald Trump ha più volte espresso il suo fermo sostegno ad Israele, sottolineando l’importanza fondamentale della lobby ebraica e ricordando come in passato fosse impensabile opporsi ad essa. Nei suoi discorsi ha denunciato la crescita di un’ondata antisemita e ribadito la necessità di difendere la comunità ebraica, affermando che tutti dovrebbero combattere per Israele.
Il Rebbe di Chabad Lubavitch, Menachem Mendel Schneerson, ha quindi da sempre avuto una forte relazione con i politici americani, difatti, nonostante siano passati molti anni dalla sua morte, molti politici attuali commemorano ancora la sua figura visitando l’Ohel, il luogo in cui si trova la tomba dell’ultimo rabbino di Lubavitch, oppure visitando il quartier generale del movimento Chabad al 770 di Eastern Parkway, nel quartiere di Crown Heights, nel distretto di Brooklyn.

Lo stesso Rebbe lo definiva un “Mikdash Me’at”, un “Piccolo Tempio”, che nella tradizione ebraica si riferisce a luoghi che fungono da rappresentazione del Tempio di Gerusalemme. Un “Piccolo Tempio” è nei testi sacri un sostituto del “Grande Tempio”, fornito agli ebrei durante il loro esilio. La posizione è definita in modo specifico: “la Casa del nostro Rebbe”. In altre parole, la casa del Rebbe a New York. Il 770 è diventato un simbolo dell’attesa messianica. Oggi gli ebrei di tutto il mondo lo conoscono semplicemente per il suo numero civico: 770
A questo proposito, il Rebbe disse che in preparazione alla costruzione del Terzo Tempio, il Messia costruisce un Piccolo Tempio al suo posto durante l’esilio. Infine, in un suo opuscolo intitolato “Il libro della Casa del Rabbino a Babilonia”, il Rebbe precisa:
E nota che la casa del Messia nella gematria è ‘Peretz’, ovvero 770

Così “la Casa del nostro Rebbe” e la sua tomba diventano luoghi di pellegrinaggio. Robert F. Kennedy Jr., nel luglio 2023, ha fatto visita all’Ohel, nel Queens. Indossando la kippah, Kennedy ha pregato in quello che è riconosciuto come luogo sacro di devozione per i seguaci di Chabad. Kennedy Jr. ha mostrato ammirazione e rispetto per Chabad Lubavitch e per il suo leader. Ha preso pubblicamente le difese del Rebbe, escludendo l’idea che abbia promosso ideali di supremazia ebraica. Kennedy ha ricordato, in un post sul social X, che suo padre considerava Menachem Mendel Schneerson un mentore d’eccezione.
Donald Trump ha visitato la tomba del Rebbe di Lubavitch, nel vecchio cimitero di Montefiore nel quartiere del Queens a New York, nell’ottobre del 2024. Ed anche il presidente argentino Javier Milei aveva reso omaggio al santuario del Rebbe nel novembre 2023.

In Russia il movimento di Chabad Lubavitch è il più importante nella comunità ebraica del paese. Il suo leader è il rabbino capo di Russia, l’influente Berel Lazàr. La relazione tra il rabbino e il presidente Vladimir Putin è caratterizzata da una stretta collaborazione tanto che Lazar è spesso indicato come ‘il rabbino di Putin‘, in ragione dei rapporti cordiali e della reciproca stima.
In un discorso tenuto alla conferenza della Chabàd Society di Oxford nel 2008, il rabbino disse che:
Mai e nessun leader della Russia o dell’URSS ha fatto così tanto per gli ebrei quanto Vladimir Vladimirovich Putin. Sotto tutti gli aspetti. E’ senza precedenti
Ad accompagnare il Rabbino Berl Lazar, nella lezione al Centro Chabad di Oxford, c’era il barone Nathaniel Rothschild, 29 anni, un rampollo della famosa famiglia di banchieri ebrei, i Rothschild.

Età dell’Oro e simboli
Recentemente nella residenza del presidente Donald Trump di Mar-a-Lago sono transitati strani oggetti che spaziano dal bizzaro al profetico.
Una copia dell’Arca dell’Alleanza, riprodotta con cura e dettagli straordinari, è stata esposta per mesi nella celebre residenza di Trump in Florida. La replica dell’Arca, donata da un sostenitore, è stata fotografata durante una cena privata nel gennaio 2024. Immagini scattate durante l’evento, e condivise pubblicamente, ritraggono James O’Keefe, Laura Loomer e la riproduzione dorata dell’Arca.
Il simbolismo dell’Arca dell’Alleanza è molto profondo e rappresenta la connessione diretta tra il popolo ebraico e Dio. La sua presenza a Mar-a-Lago sembra un chiaro riferimento all’importanza che Trump attribuisce alla cultura ebraica.

Un altro simbolo particolare è quello di una capra ricoperta di banconote false da 100 dollari, su cui si legge la scritta “In Trump We Trust”. L’oggetto, a prima vista bizzarro, è apparso a Mar-a-Lago in vista di un’asta di beneficenza. Il progetto GOAT, acronimo di Global Offensive Against Trafficking, è nato per raccogliere fondi contro il traffico di esseri umani. Nella parte inferiore della scultura è presente la firma dello stesso Donald Trump. L’imprenditrice del settore agricolo e consulente politica della Virginia, Martha Boneta Fain, è stata fotografata con la scultura e ha pubblicato gli scatti sul suo account social.
L’aspetto di idolo della capra, la somiglianza con il ‘vitello d’oro’ e la cancellazione della parola Dio dalle banconote hanno suscitato una certa riprovazione nelle comunità cristiane. Nonostante il fine benefico del progetto, la simbologia della capra riecheggia quella di Baphomet, iconico simbolo satanico, ripreso anche da Elon Musk nel suo celebre costume di Halloween. Il figlio del presidente ha contribuito a rendere il simbolo della capra ancora più emblematicamente legato alla sua famiglia, condividendo su Instagram l’immagine di una capra riflessa in uno specchio come immagine del padre.

Nel circondarsi di simboli di carattere religioso come l’Arca dell’Alleanza e figure dal forte valore esoterico come la capra, l’Età dell’Oro di Trump sembra riecheggiare un immaginario mistico e sincretico, in cui tradizioni messianiche e suggestioni idolatriche si mescolano nel culto della sua stessa figura. Difatti lo stesso presidente non disdegna di associare la propria figura a quella di un re o allo stesso metallo prezioso: l’oro.
Trump si è autoproclamato ‘Re‘ in un post del 19 febbraio 2025. Il riferimento a se stesso come monarca è avvenuto dopo che i suoi funzionari hanno adottato misure per porre fine al sistema di tariffazione del traffico di New York. Il presidente ha scritto sul suo social Truth:
La congestion pricing è morta. Manhattan e tutta New York sono salve. Lunga vita al Re!
L’affermazione, inquadrata nell’insieme di altri gesti e simboli simili, risulta fortemente evocativa. Oltre agli idoli d’oro di cui si è circondato, Trump è stato rappresentato con una statua d’oro al C-PAC nel 2021 e con la gigantesca statua d’oro nel recente video sulla Riviera di Gaza. Il stesso presidente lo ha condiviso su Truth, il 26 febbraio 2025.
Un account ufficiale della Casa Bianca ha pubblicato sui social una copertina rivisitata del Time in cui il nome ‘Time’ è sostituito con ‘Trump’ e mostra il presidente sorridente con una corona in testa. Il vero Time aveva dedicato a Trump una copertina, nel 2021, rappresentandolo riflesso in uno specchio con la corona e il mantello d’ermellino.

Anche il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un omaggio per la sua Età dell’Oro. Nel marzo 2018, il marchio russo di smartphone di lusso, Caviar, ha presentato un modello per iPhone X creato in onore della vittoria di Putin alle elezioni presidenziali.
Il corpo dello smartphone è ricoperto d’oro su tutti i lati. La composizione è completata da un ritratto del presidente con la scritta “L’età dell’oro di Vladimir Putin”.
Un documento di importanza cruciale ha cambiato il corso della storia del Medio Oriente e portato alla creazione dello Stato di Israele. La Dichiarazione Balfour, del 2 novembre 1917, è la lettera con cui il ministro degli Esteri britannico Arthur James Balfour comunicava al sionista Lord Lionel Walter Rothschild il sostegno del governo del Regno Unito alla creazione di una “sede nazionale per il popolo ebraico” in Palestina.

Lord Rothschild era considerato all’epoca il principale rappresentante della comunità ebraica inglese e referente del movimento sionista. In una esclusiva intervista del febbraio 2017, Lord Jacob IV barone Rothschild ripercorre il coinvolgimento della sua famiglia nella Dichiarazione di Balfour insieme all’ex ambasciatore israeliano Daniel Taub. La famiglia Rothschild ha avuto dunque un ruolo chiave nel promuovere la causa sionista e nel facilitare la creazione dello Stato di Israele.
Nel 2018 Donald Trump suggella il riconoscimento internazionale di Israele spostando l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, già riconosciuta come capitale nel dicembre del 2017. Per celebrare il riconoscimento di Gerusalemme, il Mikdash Educational Center conia una moneta commemorativa speciale con il volto di Trump, associato a Ciro il Grande, l’imperatore persiano che ebbe il merito di permettere agli ebrei di fare ritorno nella loro terra e ricostruire il Tempio. La ‘Moneta del Tempio’ raffigura Trump accanto a Re Ciro II e contiene una specifica menzione del ministro britannico Lord Balfour, che sostenne appunto la formazione di uno Stato ebraico in Palestina.
Le comunità e lobby ebraiche hanno conferito a Donald Trump numerosi premi e onoreficenze, come ad esempio il medaglione d’oro Theodor Herzl, consegnato in passato proprio a Lord Balfour. Nell’agosto del 2019 Trump si è auto definito ‘il Prescelto’. L’aura particolare che lo circonda viene rimarcata anche da altre dichiarazioni, come l’appellativo di ‘primo Presidente ebreo‘ che gli è stato attribuito durante un evento pubblico. Israel Today aveva riportato la notizia della sua conversione all’ebraismo e la scelta di unirsi a Chabad Lubavitch, che sarebbe avvenuta nel 2017 e mantenuta segreta. Anche The Time of Israel titolava ‘Trump: il primo presidente ebreo degli Stati Uniti’.
Secondo la convinzione di alcuni rabbini, Donald Trump avrebbe davvero un ruolo profetico in questa fase storica e rappresenterebbe il Messia. Nell’interpretazione proposta da altri, anche l’orecchio colpito durante l’attentato di Butler del 13 luglio 2024 sembrerebbe confermare questa ipotesi messianica. Attraverso la simbolica ‘foratura dell’orecchio’, l’ex Presidente sarebbe stato designato come servitore di Dio. La spiegazione dell’ipotesi si trova nella Torah. Nel caso in cui un servo ebreo avesse dichiarato di non voler tornare in libertà, il suo padrone avrebbe potuto portarlo davanti ai giudici e forargli l’orecchio destro con un punteruolo, rendendolo servo per sempre (Torah, Esodo 21:5-6). Il rito simboleggiava la scelta consapevole di rinuncia alla libertà e sottomissione. Donald Trump sarebbe dunque il Prescelto che potrebbe portare alla costruzione del Terzo Tempio. Anche secondo la Gematria il nome di Trump corrisponderebbe a quello del Messia. Sommando le lettere nel nome di Trump si ottiene come risultato il numero 424, lo stesso del Messia.
Lo scrittore e consigliere politico Jacques Attali, durante un’intervista del 16 febbraio 2010 sul tema “Il futuro di Gerusalemme”, aveva esposto come Gerusalemme rivesta un ruolo chiave per l’arrivo del Messia e la sua idea di Gerusalemme capitale di un governo mondiale.
Si vede nelle ultime negoziazioni, che sono iniziate recentemente tra le amministrazioni israeliane e americane e palestinesi con l’idea di risolveremo tutto nel conflitto del Medio Oriente, tranne due questioni, quella dei rifugiati e quella di Gerusalemme. Vale a dire che Gerusalemme non sarà la prima questione a essere risolta ma l’ultima. Ecco perché, tra l’altro nella tradizione ebraica si afferma che la pace a Gerusalemme è essenziale per l’arrivo del Messia il quale passerà attraverso una porta della città vecchia per portare la pace. C’è quindi una visione utopica di Gerusalemme come luogo di pace
Si è spesso detto che il Libano potrebbe essere il secondo paese dopo l’Egitto a fare la pace ma si crede che sarà l’ultimo. Allo stesso modo penso che Gerusalemme sarà l’ultimo problema risolto perché nessuno ha interesse a cedere, né i palestinesi che non riconosceranno la divisibilità israeliana, né gli israeliani che non accetteranno. Quindi penso che lo status quo sia il più probabile anche se si può immaginare, sognare di una Gerusalemme che diventa capitale del pianeta, sarà unificata attorno a un governo mondiale. E’ un bel luogo per questo
In questo periodo di caos sempre più estremo, la storia umana sembra essere giunta a un bivio decisivo. Ma è possibile che dei potenti movimenti religiosi e delle figure influenti stiano imbastendo questo scenario perfetto per il compimento delle profezie? Nella tradizione ebraica infatti la Redenzione è sia un traguardo futuro, con l’arrivo del Messia, ma anche un processo spirituale. Per il movimento Chabad poi, le guerre e le crisi globali sono prove necessarie lungo il cammino verso la redenzione. E in questo scenario, l’osservanza delle Sette Leggi Noachiche diventa quindi un fondamento etico per unire l’umanità, in attesa dell’era messianica.

Le Sette Leggi di Noè sono un insieme di principi universali, un codice etico rivolto a tutta l’umanità. Secondo la tradizione ebraica, furono date da Dio allo stesso Noè dopo il Diluvio, e rappresentano i fondamenti morali per tutti gli esseri umani. I precetti non richiedono l’abbandono delle proprie tradizioni ma invitano a riscoprire valori comuni a tutte le credenze: avvicinamento a Dio e il rispetto della ‘legge e dell’ordine’. Il Noachismo è considerato anche il ‘culto delle origini’, la fede nell’Unico Dio Creatore.
Nel 1991, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione, la Public Law 102-14 , che riconosce le leggi noachiche come una base etica per la civiltà e onora il contributo del movimento Chabad-Lubavitch nel promuovere questi principi.
Recentemente anche Donald Trump ha più volte invocato un riavvicinamento a Dio nelle nostre vite, e un ritorno all’ordine, in linea proprio con questi precetti.
Nel frattempo, in Medio Oriente, tutto sembra seguire un preciso disegno: il massiccio invio di armi a Israele, l’escalation delle tensioni con l’Iran e dei conflitti con Libano e Siria, la futura annessione della Cisgiordania e lo sfollamento definitivo della popolazione palestinese da Gaza, dopo un genocidio subìto. Anche alcuni gruppi rabbinici vedono in Trump un nuovo Ciro il Grande, scelto per una missione divina: gli chiedono addirittura di istituire una Corte Divina Internazionale, basata sulle Leggi di Noè. Ma non è la prima volta che dei leader mondiali vengono esortati a collaborare per un obiettivo storico come la costruzione del Terzo Tempio a Gerusalemme.
Il Nascent Sanhedrin, un gruppo di rabbini e studiosi ebraici con l’obiettivo comune di ricostituire l’antico Sinedrio, nel febbraio 2025 ha appunto inviato una lettera aperta al presidente Trump per l’istituzione di una Corte Divina Internazionale basata sulle 7 Leggi noachiche. La lettera sottolinea che Trump, come Ciro il Grande, è stato scelto da Dio per una missione divina. Nel 2017, il gruppo aveva già inviato una lettera aperta sia a Trump che al presidente Putin, esortando entrambi ad accelerare la costruzione del Terzo Tempio.
La profezia sembrerebbe destinata quindi ad adempiersi proprio con una grande guerra guidata da Israele, vista sia come punizione e redenzione universale che come preludio a un nuovo ordine spirituale e conseguente unica religione mondiale, con Gerusalemme capitale planetaria. E’ quindi per questo motivo che gradualmente le leggi noachiche si stanno affacciando sempre più in diverse nazioni del mondo? E con tutte queste pedine della scacchiera al posto giusto, il termine “Età dell’Oro” non può essere più derubricato come semplice auspicio di prosperità.
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