Il viaggio di Donald Trump, culminato con il suo arrivo alla Casa Bianca, è il risultato di un percorso lungo, complesso e controverso. Un cammino che inizia a prendere forma nella scintillante New York degli anni ’80, tra lusso, potere e celebrità, e che lo ha condotto oggi fino ai vertici della politica mondiale. Ma tanto l’epoca della sua ascesa nell’élite più glamour quanto quella della sua presidenza sono segnate da scandali inquietanti che sembrano non voler svanire mai. Seppur Trump non risulti coinvolto in attività criminali, ha sicuramente intrecciato relazioni personali e professionali con figure successivamente accusate di crimini gravissimi, inclusa la pedofilia.
E mentre oggi cerca di prendere le distanze da vecchie lettere di auguri dai toni discutibili inviate all’ex amico Jeffrey Epstein, sostenendo che quelle parole non gli appartengano, alcune sue citazioni del passato sembrano invece raccontare un uomo perfettamente a suo agio nei primi anni di vita notturna a New York.
All’epoca, il giovane tycoon, insicuro e impacciato con le donne, era intento a costruire la propria immagine pubblica tentando di entrare nei salotti della New York più trasgressiva: tra club esclusivi e feste private, dove, secondo le sue stesse parole, alcol, droga e sesso erano all’ordine del giorno.
Il noto giornalista e autore statunitense Michael Gross, specializzato in cultura pop, società, moda e mondo dell’élite americana, nel libro “My Generation: Fifty Years of Sex, Drugs, Rock, Revolution, Glamour, Greed, Valor, Faith, and Silicon Chips” riporta parlando di Trump:
Ivana Zelnickova faceva parte di un gruppo di modelle arrivate a New York per promuovere le Olimpiadi del 1976 a Montreal. Trump la vide dall’altra parte della stanza, al bar per single Maxwell’s Plum, e usò il suo fascino per prenotarle un tavolo. Dimostrò di avere più carattere delle bellezze del Le Club a cui era abituato. Nel 1977, si sposarono con Norman Vincent Peale, il sommo sacerdote del pensiero positivo. “Il che probabilmente è un bene, perché mi ha tenuto lontano dai guai durante i giorni di gloria edonistici dell’era della disco”, dice Trump. “Se non mi fossi sposato, chissà cosa sarebbe successo? C’erano droga, donne e alcol dappertutto, in quel fottuto posto”
Nel libro “TrumpNation the art of being The Donald” il giornalista investigativo e biografo Timothy L. O’Brien cita affermazioni dirette di Trump che descrivono in tono esplicito il clima dell’epoca:

Per Donald, un finanziatore fiduciario con i soldi per suonare nei club, New York tra l’inizio e la metà degli anni ’70 era un ottimo posto per fare sesso. Donald frequentava lo Studio 54 nel periodo d’oro della discoteca e diceva di considerarlo un paradiso. Il suo abbigliamento da sbirro all’epoca includeva un completo bordeaux con scarpe di vernice abbinate. “Quello che è successo allo Studio 54 non accadrà mai più. Prima di tutto, non avevi l’AIDS. Non avevi i problemi che hai ora”, mi disse. “Ho visto cose che succedevano lì e che fino a oggi non ho mai più visto. Guardavo top model che venivano scopate, top model famose che venivano scopate su una panchina in mezzo alla sala. Ce n’erano sette e ognuna veniva scopata da un tipo diverso. Questo accadeva in mezzo alla sala. Cose che oggi non potrebbero accadere a causa di problemi di morte.”
Timothy L. O’Brien ha lavorato per The New York Times, Bloomberg ed è considerato uno dei cronisti più esperti della vita e della carriera di Donald Trump. Ha intervistato Trump più volte e ha raccolto testimonianze da numerose fonti. Il libro è noto anche perché O’Brien è stato querelato ma Trump ha perso la causa. Le citazioni sono risultate dirette e ben documentate.
L’insicurezza di Donald Trump nei confronti delle donne, già evidente per il suo carattere impacciato, sembra avere un’origine precisa. Il rapporto conflittuale con la propria immagine, in particolare con i capelli. Il suo celebre ciuffo biondo, oggetto di ironie e discussioni in tutto il mondo, nasconde in realtà un passato di dolore personale. Trump ha infatti subito diversi interventi chirurgici di riduzione del cuoio capelluto, un dettaglio che potrebbe apparire secondario, ma che nella sua vita ha avuto un peso profondo. Quella fragilità fisica si è trasformata presto in una spinta ossessiva verso il denaro e il potere, strumenti attraverso cui tentava di colmare il suo senso di inadeguatezza. Un elemento che, come vedremo, ha influenzato anche il suo rapporto con le donne, persino nelle situazioni più drammatiche.
L’amicizia con John Casablancas

Dopo essere stato introdotto nei migliori club della Grande Mela negli anni ’70, grazie al noto avvocato Roy Cohn che poi diventerà suo mentore, Donald Trump conosce uno degli agenti di modelle più affermati al mondo, John Casablancas. Tra i due nasce una collaborazione professionale legata a concorsi di bellezza dedicati a modelle emergenti, oltre a un’amicizia, come rivela lo stesso Trump.
John Casablancas fu l’uomo che trasformò l’industria della moda. Nel 1972 fondò Elite Model Management a Parigi, promettendo fama, soldi e glamour alle modelle. Dietro il successo, però, si celava un sistema ben più oscuro. Casablancas non nascondeva la sua predilezione per le giovanissime, arrivando ad intrattenere relazioni con queste “ragazze donne”. Nel 1984 scelse Stephanie Seymour di 14 anni per il concorso “Look of the Year” e andò a convivere con lei due anni dopo. Altre testimonianze parlano di abusi ricorrenti, di commenti sessuali sulle sue stesse figlie, di modelle minorenni ridotte a strumenti di piacere e marketing. Nell’edizione di “Look of the Year” esportata in Brasile nel 1992, Casablancas conobbe la 17enne che sarebbe diventata la sua terza moglie, Aline Wermelinger.
Nel 2000 Casablancas si trasferì in Brasile per esplorare nuovi mercati ma, secondo molti, per sfuggire agli scandali. Nel 2002 fu citato in giudizio da una ex modella che lo accusava di averla violentata quando aveva 15 anni e di averla costretta ad abortire. La causa fu patteggiata ma l’anno successivo la sua agenzia dichiarò la bancarotta. Calava il sipario su Elite, e sul potere simbolico racchiuso nella forma fallica del suo logo.
Nel 1991, quando Casablancas e la sua agenzia erano all’apice del successo, Trump sedette come giudice al concorso “Look of the Year”, organizzato dall’amico. Ma essere giudice e ospitare i concorsi di John Casablancas per Donald non era solo un passatempo mondano. Aveva ambizioni più precise. Se Casablancas aveva inventato la modella star, Trump avrebbe creato una sua “scuderia” personale. Nel 1996 acquistò Miss Universe Organization, che includeva i concorsi di Miss Universe, Miss USA e Miss Teen USA. E nel 1999 fondò la sua agenzia di modelle, Trump Model Management. Un vero e proprio impero che gli ha garantito visibilità, potere e l’accesso privilegiato a un flusso costante di giovani donne provenienti da tutto il mondo
In quegli stessi anni, però, cominciarono ad emergere voci inquietanti sulle agenzie di modelle. Si parlava di un traffico di minori legato allo sfruttamento sessuale e di presunte tendenze pedofile da parte di alcuni tra gli agenti più potenti e noti del settore.
Inchieste sui predatori sessuali: Brunel, Marie, Haddad
Il sistema del glamour era un’arena dominata da alcuni potenti agenti di modelle. E Casablancas era solo il nome più noto. Legati da amicizie reciproche, affari, interessi e dallo stesso modus operandi controverso, erano come i nodi di una rete invisibile. Dietro i riflettori di quel mondo si celavano accuse pesanti: sfruttamento, abusi, traffico di minori. Indagini successive hanno svelato un sistema oscuro, che inaspettatamente si intrecciava con il caso del pedofilo Jeffrey Epstein e di Ghislaine Maxwell. Un vero e proprio circuito internazionale in cui le agenzie di modelle erano il canale per selezionare e scambiare ragazzine da offrire a uomini ricchi e potenti.
Jean-Luc Brunel fondò Karins Models, poi assorbita da Elite, e MC2 Model Management. Brunel rappresentò una sorta di anello di congiunzione fra tutti questi uomini potenti. Fu socio di Casablancas, di Gérald Marie in Elite Europe, lavorò con Claude Haddad per selezionare ragazze da portare in Europa e USA, ed era amico stretto di Jeffrey Epstein. Insieme ad Epstein, Brunel fondò proprio la MC2. Secondo il Miami Herald, Epstein avrebbe finanziato l’investimento con una linea di credito di 1 milione di dollari. Brunel visse per qualche tempo, fino al 1999, in un appartamento nella Trump Tower, poi anche nell’appartamento di Epstein a New York.

Le prime accuse pubbliche arrivarono nel 1988, quando la trasmissione americana “60 Minutes” lo indicò come coinvolto in abusi sessuali e uso di droghe nei confronti di giovanissime modelle. Negli anni successivi, le accuse si moltiplicarono, diverse ex modelle e giornaliste iniziarono a parlare apertamente di violenze subite.
Nel 2015 Virginia Roberts Giuffre, una delle principali accusatrici di Jeffrey Epstein, dichiarò sotto giuramento che Brunel procurava ragazze, molte delle quali tra i 12 e i 24 anni, da portare a Epstein e ai suoi amici per scopi sessuali. Virginia Giuffre affermò:
Epstein si vantava con me di aver avuto rapporti sessuali con più di 1.000 delle ragazze che Brunel gli aveva fornito
Nel 2020 Brunel venne arrestato in Francia con accuse di stupro, violenze sessuali su minorenni, traffico e sfruttamento di minori. Fu accusato di aver drogato e violentato una ragazza di 17 anni. E nel 2022, mentre si trovava in custodia cautelare in attesa di processo, venne trovato impiccato nella sua cella.

Gérald Marie, fu presidente di Elite Europe, la sede di Parigi di Elite Model Management, per 25 anni. Ex marito di Linda Evangelista, fu accusato da numerose modelle di abusi e violenza sessuale. Condivideva modelle e contatti sia con Casablancas che con Brunel. Dalle testimonianze pare che modelle di Elite Europe siano state invitate a feste di Epstein e di Trump.
Claude Haddad, proprietario dell’agenzia Why Not Model Agency, era un ponte tra l’Europa e il Sud America. Lavorava spesso con Brunel, con Casablancas e con loro condivideva la fama di personaggio losco e molestatore.
Lo scandalo che travolse il mondo della moda in quegli anni suscitò scalpore e indignazione a livello globale. Ma con la consapevolezza di oggi, l’elemento, più inquietante è proprio la presenza di Jeffrey Epstein che orbitava in quel mondo e lo sfruttava come terreno fertile per compiere i suoi crimini. Le sue attività oscure, non solo si sviluppavano in parallelo alla rete di sfruttamento già emersa, ma spesso si intrecciavano direttamente con essa, sia per i nomi coinvolti, sia per la natura delle azioni compiute. Una sovrapposizione che oggi possiamo analizzare con maggiore chiarezza, riuscendo a collegare con più precisione ciò che allora sembrava solo una coincidenza.
Molte ragazzine arrivano alla tratta di Epstein attraverso Jean-Luc Brunel, suo amico e socio. Lo stesso Brunel accusato di crimini sessuali, legato a Casablancas e con il quale il finanziere aveva creato l’agenzia MC2. Un intreccio continuo di personaggi e vicende solo in apparenza non correlate. Il contesto nel quale John Casablancas, Jean-Luc Brunel, Gérad Marie, Claude Haddad, Jeffrey Epstein ed anche Donald Trump si muovevano con disinvoltura era quello decadente e predatorio che normalizzava la sessualizzazione di ragazze minorenni e il loro sfruttamento per esercitare potere e controllo.
“Scouting for Girls: Fashion’s Darkest Secret” una docuserie in tre parti di Sky Documentaries, del 2022, ha indagato gli abusi nell’industria della moda negli anni ’80 e ’90, concentrandosi sulle figure di Casablancas, Brunel, Marie e Haddad. Una testimone ha dichiarato che, mentre lavorava per Elite Model Management, all’età di circa 15 anni, fu mandata da John Casablancas a Jeffrey Epstein. Epstein si presentò come fotografo e la aggredì sessualmente.

Il collegamento tra il mondo delle agenzie di modelle e Jeffrey Epstein è chiaro osservando ad esempio il caso di Brunel. I registri di volo del jet privato di Epstein mostrano 20 viaggi in cui Brunel era presente, e più vittime hanno raccontato di modelle minorenni portate da Brunel ad Epstein. Il Lolita Express, già dal nome, svelava la natura dei voli. Il riferimento alla protagonista del romanzo “Lolita” di Vladimir Nabokov, una ragazzina di 12 anni sedotta da un uomo adulto, era un’allusione esplicita alle minorenni che Epstein e i suoi complici si scambiavano come oggetti sessuali. I registri di volo confermano a bordo giovani aspiranti modelle, ex concorrenti, ragazzine attirate con la promessa sfondare nel mondo della moda.
Jeffrey Epstein frequentava gli ambienti dei concorsi e delle agenzie. Quando la filiale newyorkese di Elite Model Management venne messa in vendita, Epstein presentò un’offerta. Secondo il New York Post, le offerte del finanziere e del capo della ID Models Paolo Zampolli, vennero superate da un altro compratore. Donald Trump aveva la sua agenzia di modelle e anche Epstein aveva una partecipazione in un’agenzia. Il Miami Herald riporta che in uno degli atti del tribunale, Epstein ha affermato:
Voglio aprire la mia agenzia di modelle nello stesso modo in cui Trump ha aperto la sua
Trump imitava Casablancas, accusato di pedofilia e Jeffrey Epstein, noto pedofilo, imitava Trump in un circuito inquietante.
Casablancas, Brunel, Marie, Haddad ed Epstein hanno sfruttato il ‘glamour’ creando un circuito di molestie, abusi e traffico di ragazze minorenni. Tutti hanno ricevuto accuse e denunce simili. Le loro agenzie fungevano da snodo, selezionavano, spostavano, indirizzavano modelle giovanissime a feste esclusive, after-party, eventi privati senza sorveglianza. Oggi si parlerebbbe di traffico di minori e di pedofilia. E Donald Trump frequentava quegli stessi ambienti, le stesse feste, gli stessi personaggi.
Infatti diverse modelle che lavoravano per Brunel, socio di Epstein, hanno raccontato di essere state portate a feste eleganti a Mar-a-Lago. Zoe Brock, una ragazza neozelandese che lasciò l’agenzia di Brunel nel 1991, dopo essere stata oggetto di avances sessuali indesiderate all’età di 17 anni, conserva ancora il braccialetto di quando lei e altre ragazze furono portate su un autobus da Miami a Mar-a-Lago, nel 1998. Aveva 24 anni ed era una delle donne più ‘anziane’, molte erano minorenni.
Il biografo Michael Wolff, che ha raccolto un vasto repertorio di testimonianze e registrazioni, ha affermato che voler distinguere fra le ragazze di Trump e quelle di Epstein sarebbe una pura sofisticheria: in realtà, l’ambiente era esattamente lo stesso.
Il Principe Andrea e l’isola di Epstein

Nel grande puzzle del caso Epstein ruotano agenti, principi e futuri presidenti. Le stesse feste, gli stessi concorsi, gli stessi ambienti elitari. All’interno di questo gioco di potere, denaro e modelle, esisteva anche una cerchia più esterna e più discreta, che rimaneva nell’ombra: uomini ricchi, celebri e influenti che, pur non gestendo direttamente il sistema, ne traevano vantaggi in modo continuativo e protetto. Tra loro figuravano nomi ben noti sulla scena internazionale: star dello spettacolo, imprenditori potenti, aristocratici e membri dell’alta società. Ciò che all’apparenza sembrava solo un universo patinato di bellezza e competizione, nascondeva in realtà un sistema più oscuro, dove le modelle finivano spesso per diventare strumenti silenziosi del desiderio e del potere.

E mentre oggi Trump, incalzato dalle rivelazioni, cerca di smarcarsi dai potenti invischiati in una vicenda torbida, in passato non sembrava affatto infastidito dalla loro compagnia. Al contrario, ne esaltava la simpatia e si mostrava divertito nel frequentarli.
Emblematica, in tal senso, la festa di Halloween organizzata dalla modella Heidi Klum, nell’ottobre del 2000, a New York City, il cui provocatorio titolo era ‘Hookers and Pimps’, ovvero ‘Prostitute e Papponi”. In quell’occasione, personaggi oggi al centro delle accuse posavano sorridenti accanto a Donald Trump, in scatti che attualmente assumono tutto un altro significato. Cimeli fotografici divenuti imbarazzanti, dai quali l’ex presidente tenta ora, con sempre maggiore difficoltà, di prendere le distanze.
Uno scatto inedito, ottenuto in esclusiva dal DailyMail, ritrae Trump con il braccio avvolto attorno alla vita di Ghislaine Maxwell e a quella di Melania. All’evento di Heidi Klum, Maxwell si presentò con una parrucca bionda platino, una giacca leopardata e pantaloni di pelle dorata, accompagnata dal suo caro amico, il Principe Andrea. Un testimone oculare riferì che quando il Principe Andrea arrivò alla festa, si scatenò il “pandemonio”, poiché nessuno si aspettava di vederlo ad una festa dal tema così provocatorio. Dopo aver parlato con Trump, Maxwell e il Principe Andrea lasciarono la festa per recarsi in un altro locale. Nonostante le affermazioni di Trump sul fatto di non conoscere il Principe Andrea, si può chiaramente dedurre che i due si conoscessero o, quantomeno, che si siano incontrati e abbiano interagito a quella festa.
Secondo il racconto di Steve Scully, un tecnico delle telecomunicazioni che lavorò sull’isola privata di Jeffrey Epstein tra il 1999 e il 2005, tra i frequentatori della tenuta c’erano personaggi di altissimo profilo, come il principe Andrea, Bill Clinton e l’avvocato Alan Dershowitz. Quest’ultimo è stato accusato da Virginia Giuffrè di aver abusato di lei quando era ancora minorenne, accusa da lui sempre respinta. Tuttavia, in un’intervista audio, Dershowitz ha pronunciato affermazioni quantomeno inquietanti sul proprio interesse per le ragazzine, rendendo decisamente meno incredibili le accuse a suo carico.Il Brasile: Casablancas e Trump
Trump assume Casablancas in Brasile
Trump, oggi, sembra voler rinnegare il passato e le amicizie ingombranti che lo hanno accompagnato per anni ma è utile ricordare come si concluse davvero la storia legata a Casablancas. I rapporti fra due amici non si interruppero dopo gli scandali che costrinsero Casablancas a trasferirsi in Brasile, nel 2000. Fu lo stesso Casablancas ad indirizzare a Trump un giovane imprenditore brasiliano, Ricardo Bellino, che fu suo socio nell’apertura della filiale brasiliana di Elite Model Management.

Bellino si presentò a Trump nel 2003 con una proposta ardita: creare in Brasile un resort di lusso con il marchio Trump. Il progetto di ‘Villa Trump’ prometteva l’eccellenza: un resort da 40 milioni di dollari, con campo da golf, centro benessere, hotel di lusso e fino a 500 lotti residenziali. Di questi, 350 sarebbero stati venduti a membri selezionati dell’élite brasiliana, con profitti da capogiro. Nacque a questo scopo la “Trump Realty Brazil”. I finanziamenti arrivarono da nomi importanti dell’economia brasiliana: i Meyerfreund, noti per il loro impero nel cioccolato, e i Depieri, fondatori del colosso farmaceutico Aché Laboratórios. Si trattava di un progetto davvero ambizioso.
Casablancas entrò nel consiglio di amministrazione con il ruolo di “Lifestyle Consultant“. Una figura simbolica e strategica, pensata per lanciare l’immagine di un club esclusivo. Insieme a loro, figurava anche Ricardo Samuel Goldstein, un imprenditore che aveva già lavorato con Casablancas nel progetto di scouting StarSystem e ai tempi dell’Elite brasiliana. Il resort non fu mai costruito ma testimonia che la relazione fra Casablancas e Trump, nata tra le passerelle e i salotti della moda, non si era interrotta ma solo evoluta con un’inversione di ruoli. Nonostante le pesanti accuse, Trump accolse Casablancas nel progetto imprenditoriale. Trump era il nuovo Re e l’amico Casablancas un suo subalterno.
Le mogli modelle
Un dettaglio significativo, su cui vale la pena soffermarsi, è che tutte e tre le mogli di Donald Trump provenivano dal mondo delle agenzie di moda o dei concorsi di bellezza. Un ulteriore indizio, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto l’universo delle modelle e dei concorsi abbia rappresentato un filo conduttore costante nella vita pubblica e privata di Donald Trump.
Ivana Zelníčková, di origini cecoslovacche, era una ex sciatrice professionista. Si trasferì in Canada per poi diventare una presenza nota nel mondo della moda e del jet set. Donald e Ivana si conobbero a New York nel 1976 e si sposarono l’anno seguente. Il matrimonio finì nel 1992, tra clamore mediatico e accuse di infedeltà. Proprio da quella frattura nacque la relazione con la seconda moglie, Marla Maples, modella e attrice originaria della Georgia. I due si conobbero alla fine degli anni ’80, ma si sposarono dopo la nascita della loro figlia Tiffany. Il matrimonio durò solo cinque anni. Melania Knauss nacque in Slovenia e iniziò a posare già da adolescente, approdando successivamente sulle passerelle europee. Venne presentata a Trump nel 1998 dall’agente di moda Paolo Zampolli, fondatore di ID Models, che aveva legami sia con Trump che con Epstein e Ghislaine Maxwell. Epstein conosceva bene Melania, secondo il biografo e giornalista Michael Wolff. Melania faceva parte degli stessi circuiti di modelle frequentati sia da Trump che da Epstein e non si sottraeva a servizi audaci.

Zampolli, che ha avuto un ruolo chiave nell’aiutare Melania ad emigrare negli Stati Uniti, attualmente ricopre il ruolo di rappresentante speciale di Trump per le partnership globali. Melania ottenne un visto H-1B solitamente assegnato solo a personaggi altamente specializzati, del tutto inusuale nella moda, questione che suscita dibattiti ancora oggi, specie in considerazione delle attuali politiche di Trump sull’immigrazione. Nel 2005 i due si sposarono con una sontuosa cerimonia a Mar-a-Lago.
Nei nastri che Michael Wolff sostiene di aver registrato, Epstein avrebbe affermato che a Trump piaceva “scopare” le mogli dei suoi amici e che la prima volta che ebbe rapporti sessuali con Melania fu a bordo del suo jet privato, il Lolita Express. Nel suo bestseller di memorie “Melania”, la First Lady invece ha scritto di aver incontrato Trump al Kit Kat Club di New York, non tramite Epstein.

Negli anni ’90, in pieno divorzio da Ivana, emerse un episodio che segnò un punto di rottura nell’immagine pubblica di Trump. In una deposizione del 1989, Ivana raccontò un episodio scioccante: durante una lite, Trump l’avrebbe aggredita con violenza, arrivando, secondo quanto riportato nel libro “Lost Tycoon: The Many Lives of Donald J. Trump” di Harry Hurt III, a strapparle i capelli e a violentarla. Il motivo, secondo la testimonianza, sarebbe stato l’esito insoddisfacente di un intervento chirurgico al cuoio capelluto cui Trump si era sottoposto per tentare di rinfoltire la chioma: operazione effettuata da un medico che Ivana stessa gli aveva consigliato. Ivana in seguito ritrattò l’accusa di violenza, specificando in una dichiarazione che non si era trattato di un’aggressione nel senso penale del termine. Tuttavia, il fatto rimase agli atti. Quando nel 2022 la donna morì cadendo dalle scale nella sua casa di Manhattan, Trump decise di darle sepoltura nel suo campo da golf di Bedminster, nel New Jersey. Ufficialmente, un gesto per onorare la madre dei suoi tre figli, ma la tomba, una semplice lastra di marmo tra l’erba, priva di cura e quasi abbandonata, ha fatto molto discutere. Alcuni hanno ipotizzato che la sepoltura sul terreno del golf club potesse offrire vantaggi dal punto di vista delle tasse, trattandosi tecnicamente di un luogo di culto o cimitero. A rendere tutta la vicenda ancora più surreale si aggiungono le dichiarazioni del biografo Michael Wolff che riporta l’aneddoto di una conversazione privata fra Trump e l’amico Epstein. Trump, ancora sposato con Ivana e sconvolto per la gravidanza di Marla, domandava all’amico come risolvere la faccenda e se buttare o meno Marla dalle scale.
Dettagli inquietanti
Con il passare degli anni, sempre più indizi hanno consolidato l’idea di un’amicizia profonda tra Donald Trump e Jeffrey Epstein. Diverse testimonianze, provenienti da persone vicine a entrambi, hanno contribuito ad alimentare questo quadro. Tra queste spicca quella di Roger Stone, ex consigliere politico di Trump, graziato nel 2020 proprio dallo stesso presidente. Nel suo libro pubblicato nel 2016, “The Clintons’ War on Women”, Stone riporta una citazione diretta di Trump, riferita a una sua visita nella residenza di Epstein a Palm Beach:
“L’unica volta che ho visitato la sua casa di Palm Beach, la piscina era piena di belle ragazze“, ha detto Trump a un membro del suo Club di Mar a Lago. “Che bello, ho pensato, ha lasciato che i bambini del quartiere usassero la sua piscina”
Una citazione piuttosto rivelatrice del fatto che Trump fosse a conoscenza della presenza nella tenuta di Epstein di ragazze tanto piccole da sembrare bambine. Anche Juan Patricio Alessi, responsabile della residenza di Epstein a Palm Beach per oltre un decennio, ha testimoniato nel processo Maxwell che Donald Trump cenava spesso nella villa. Tuttavia, ha precisato che non avrebbe mai usufruito dei massaggi, poiché:
Aveva una sua spa
Ben Meiselas, conduttore di MeidasTouch, ha messo in evidenza come Donald Trump, in base alle sue stesse affermazioni, sapesse che Virginia Giuffre era stata portata via dalla Spa di Mar-a-Lago da Epstein. Trump era a conoscenza che le ragazze venivano prese ed era infastidito, non per questioni etiche legate allo sfruttamento, ma perché Epstein continuava a “rubargli” persone.
Oggi emergono anche fotografie del 1993 che confermano la partecipazione di Jeffrey Epstein al matrimonio di Trump con Marla Maples. Nel filmato di un evento di moda di Victoria’s Secret del 1999 a New York, Trump ed Epstein ridono e chiacchierano prima della sfilata. Nel corso di un interrogatorio registrato nel 2010, Jeffrey Epstein si è rifiutato di rispondere alla domanda se avesse mai socializzato con Donald Trump in presenza di ragazze sotto i 18 anni. Epstein ha dichiarato:
Anche se vorrei rispondere a quella domanda, almeno oggi devo invocare il mio diritto al 5°, 6° e 14° Emendamento
Un silenzio pesante che dice più di una risposta esplicita. Il 5° Emendamento permette ad un imputato di rifiutarsi di rispondere se la risposta può incriminarlo. Con il 6° l’imputato sostiene che rispondere comprometterebbe il suo diritto ad un giusto processo. Il 14° chiede il dritto ad un giusto procedimento legale e l’uguaglianza davanti alla legge.
Maria Farmer, una delle vittime che insieme a Virginia Giuffre più si è spesa per testimoniare contro i traffici del pedofilo, ha creato un dipinto che raffigura in forma artistica le sue denunce presentate all’FBI. Trump è presente nella sinistra del quadro, raffigurato con l’inconfondibile ciuffo biondo, piccolo di statura, in piedi su un fungo velenoso che per il suo rosso acceso cattura subito lo sguardo.

South Park – Casa Blancas
L’insabbiamento in corso sul caso Epstein ha ispirato persino la serie saritica South Park. L’apertura esplosiva e provocatoria della 27° stagione della serie animata lancia un attacco senza precedenti a Trump. Il primo episodio, intitolato “Il Sermone della Montagna”, lanciato il 25 luglio 2025, non ha lesinato colpi e ha preso di mira sia Trump che le controverse vicende legate al caso Epstein. In una scena il primo ministro canadese Mark Carney si lamenta dei dazi e accusa Trump di essere una specie di dittatore del Medio Oriente. Ma le sequenze più irriverenti mostrano Trump a letto con Satana. Trump afferma di aver lavorato sodo tutto il giorno e Satana replica con sarcasmo: “Non hai lavorato! Hai fatto i tuoi stupidi meme, hai cazzeggiato”. La scena prosegue con Trump che cerca di ‘sedurre’ Satana, mostrandosi nudo. La risposta è impietosa: “Non vedo niente, è minuscolo”. L’episodio schernisce più volte la virilità di Trump, prendendo anche in giro la sua tendenza a voler denunciare tutti. Distesi nel letto, Satana e Trump si ritrovano poi a discutere di una questione che ha tenuto banco nell’opinione pubblica: la lista di Jeffrey Epstein. Satana solleva la questione, menzionando un commento che indicava Trump nella lista. La reazione di Trump è evasiva:
La lista Epstein? Ma ne stiamo ancora parlando?
Satana tuttavia incalza: “Sei o non sei nella lista? Per favore, rispondi. È strano che tu ci dica sempre di stare calmi”. Trump replica:
Non ho detto a tutti di rilassarsi. Calma!
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